Ci sono famiglie che
creano aziende le quali, poi, creano famiglie a loro volta. Non si verifica
spesso una circostanza del genere, ma quando succede è come se una specie di
promessa venisse implicitamente rinnovata.
Lo sanno bene, anzi, lo
sanno benissimo, Alessia Molteni e Andrea Bocchi, ovvero i protagonisti
della chiacchierata di questo mese per GPeople,
il progetto di comunicazione dedicato alla vita e al lavoro delle persone in
Guffanti.
Vita e lavoro che nel caso di Alessia e Andrea, come vedrete, sono
separati da una linea sottilissima. Quasi impercettibile. Molto più che
familiare, per loro il lavoro è diventata infatti una questione… domestica.
Letteralmente.
“Alle volte, per dire,
succede che sto realizzando dei disegni per un cantiere Guffanti sul quale è
impegnato anche Andrea - ci spiega Alessia - e mentre siamo a tavola gli chiedo una cosa, mi chiarisco un dubbio, mi
confronto su un dettaglio in modo tale da tornare al lavoro il giorno dopo con
una visione molto più chiara delle cose. Senza perdere troppo tempo o dover
aspettare i tempi tecnici che sarebbero stati invece necessari se quel collega
non me lo fossi sposato!” (ride).
E già, perché il punto è
proprio questo: Alessia e Andrea non sono soltanto colleghi in Guffanti, sono
prima di tutto moglie e marito. Una scintilla, quella che poi li ha portati
all’altare, scoccata proprio all’interno dell’azienda. Anche se quella dei primi
anni 2000 era una Guffanti molto diversa da quella attuale.
“Io sono in azienda da 24 anni - ci racconta Andrea, direttore tecnico di cantiere - mentre Alessia (geometra dell’ufficio esecutivi) ha avuto un’esperienza diversa dalla mia, vivendo personalmente oltre ai momenti di forte espansione anche le fasi un po’ più complesse e vedendo l’azienda trasformarsi sotto ai suoi occhi”.
“Sono
entrata nel 2002 e poi nel 2009 ho dovuto lasciare e dedicarmi ad altro -
conferma Alessia, specificando col sorriso sulle labbra che in quel “altro” ci
sono anche due figlie, sue e di Andrea - ma
quando nel 2022 sono stata richiamata da Guffanti non ho esitato un secondo ad
accettare! Perché nel frattempo avevo conosciuto altre realtà professionali e
avevo capito una cosa fondamentale: e cioè che sul lavoro, rispetto alle
aziende in cui tutto sembra andare bene e poi invece il bene è solo di
facciata, sono molto meglio gli ambienti come questo, dove c’è sicuramente
tanta franchezza e dove quando ci sono problemi non si gira intorno alle cose
ma si va dritti al punto, perché sono anche quegli ambienti in cui puoi sempre
contare sul supporto e sugli insegnamenti di quei colleghi che riescono ad
andare oltre i momenti di tensione e mostrarti cosa c’è dietro una parola un
po’ aspra detta sul momento”.
Parlando con Andrea e
Alessia l’impressione costante è quella di parlare con due persone che hanno
talmente assorbito lo spirito dell’azienda in cui lavorano che, se anche li si
chiudesse in una stanza e si rivolgessero loro 100 domande, darebbero a quelle
100 domande le stesse, identiche, 100 risposte. Un esempio? Eccolo: come ve la
immaginate la Guffanti del futuro?
Alessia: “beh, sicuramente più digitale. Le cose sono
cambiate tantissimo già tra la mia prima e la mia seconda esperienza in
Guffanti, mi aspetto quindi che in futuro la digitalizzazione raggiunga livelli
ancora più elevati, anche se poi ritengo che ci sarà sempre più bisogno anche
di chi sappia trasmettere la memoria storica di questo gruppo a chi arriva in
corsa. Perché insieme alle competenze serve anche la cultura per fare bene in
un posto di lavoro”.
Andrea: “mi aspetto una Guffanti ancora più
innovativa di così. Per questo credo tanto nel contributo che sapranno portare
i colleghi più giovani che sono entrati da poco e quelli che entreranno nei
prossimi anni. Perché sono certo che succederà con loro quello che è successo
con noi venti anni fa: che ce li metteremo accanto e con la nostra esperienza
pratica e le loro competenze digitali daremo vita alla Guffanti del futuro”.
Capito cosa intendiamo? Le stesse 100 risposte. E potremmo andare avanti così
all’infinito. Specie su questo aspetto del “travaso di competenze” tra
colleghi.
Un tema che ritorna
spesso nelle loro riflessioni. E che, senza mai eleggerlo davvero come tale,
alla fine Andrea e Alessia finiscono per considerare il principale valore del
gruppo Guffanti. Così quando chiediamo loro se c’è qualcuno a cui dire grazie!, la risposta quasi non serve
neanche.
“Io il nome della persona a cui
devo il mio grazie te l’ho fatto, senza volerlo, all’inizio della chiacchierata
- se la ride Andrea - Perché davvero
credo di dovere tutto quello che so, del lavoro e del gruppo, al mio ‘padre
professionale’, Giuseppe Ciapessoni. Giuseppe
ha fatto con me esattamente quello che Alessia diceva prima a proposito
dell’importanza delle persone, oltre che delle competenze digitali. Perché è
stata la persona che oltre a trasmettermi le competenze tecniche, mi ha
spiegato anche come cogliere i tantissimi insegnamenti, duri e meno duri, che
sono arrivati nel corso di questi 24 anni. E non c’è cosa più preziosa di
questa.”
“Io invece non posso che dire grazie alla proprietà - risponde seria
Alessia - so che sembrerà banale, ma per
la mia esperienza è proprio così. Perché richiamare una persona dopo anni,
significa riconoscere il valore di quella persona nel tempo, e che i rapporti
professionali possono chiudersi per mille motivi, ma questo non significa
smettere di credere nel valore e nella serietà di qualcuno”.
Un’analisi,
quella con cui Alessia decide di chiudere questa bella intervista, che vale
certamente per le persone, ma vale anche per le aziende.