Nel lavoro, proprio come
nella vita, è quasi sempre una questione di tempismo. Basta un momento diverso,
un allineamento imperfetto degli astri, le circostanze che cambiano in maniera
impercettibile, e quella che poteva essere una grande opportunità diventa
un’occasione mancata.
Ma se è vero questo, allora però è vero anche
il contrario. E qualcuno, in Guffanti, lo ha perfino sperimentato sulla propria
pelle. Sulla sliding door di Rodolfo
Pozzi, infatti, non c’è incisa una data precisa, eppure il momento che gli
ha cambiato la storia professionale (e come vedremo non solo quella) se lo
ricorda bene.
“Era il 2009, appena prima delle ferie - ci ha raccontato
nell’intervista che fa parte di GPeople, il progetto di comunicazione che
racconta, con le loro parole, le nostre persone - Ero in azienda da quattro anni con un contratto di apprendistato.
Non sembravano esserci opportunità in quel momento
ed ero preparato all’idea di dovermi cercare un altro posto dopo la bella
esperienza in Guffanti. Invece vengo informato che un collega geometra,
impiegato da tanti anni in cantiere, stava per andare in pensione.
E che l’azienda aveva pensato a me per prendere il
suo posto. Così è stato. Mi è stato proposto un contratto a tempo indeterminato
e da allora il mio percorso professionale, ma anche di vita, è cambiato per
sempre. Ed è cambiato in meglio”.
Dai tanti cantieri Guffanti a cui ha preso parte, Rodolfo ha avuto accesso agli ultimi venti anni di edilizia da una prospettiva estremamente privilegiata.
“Tra le cose per cui sarò sempre grato a questa azienda - spiega - c’è che mi ha permesso di conoscere questo
mondo, quello delle costruzioni, a 360 gradi. E, oltre a questo, che sarebbe
già abbastanza, anche per avermi fatto incontrare persone di grande valore
umano. L’ho capito in due momenti precisi del mio percorso in Guffanti. Due
momenti per me molto importanti anche se opposti fra loro: la morte di mio
padre e il mio matrimonio.
Avere avuto accanto in questi momenti le persone
che contano e scoprire che molte di queste erano miei colleghi, è stato
qualcosa di indescrivibile. Un valore immenso. Non mi sarei mai aspettato tanto
affetto dai miei colleghi. Questa cosa me la porterò dentro per sempre”.
In effetti le persone
sembrano avere un ruolo centrale, per Rodolfo, nel racconto della “sua”
Guffanti. Ci sono di mezzo le persone, infatti, quando gli chiediamo di
raccontarci come immagina la Guffanti del futuro.
“Mi
immagino una Guffanti capace di adeguarsi anche rapidamente a ciò che chiede il
mercato - ci ha risposto - Una
Guffanti in grado di acquisire, grazie ai colleghi più giovani e preparati, la
capacità di adattarsi ai nuovi modi di lavorare. Ma che sappia anche mettere
insieme la tradizione con l’innovazione. Perché adesso a livello informatico
abbiamo già un supporto enorme, che aumenterà in futuro, però la visione
storica e il sapere dei colleghi più esperti resta un valore imprescindibile e
andrebbe tramandata e unita alle competenze dei neo assunti. Perché unendo
queste due cose, il passato e il futuro, l’azienda si mette su un binario
sicuro”.
Ma ci sono di mezzo le persone anche quando racconta cosa sono stati, per lui, gli ultimi vent’anni di cantiere.
“Io
tutto quello che so l’ho imparato sul campo, lavorando - ci dice - E ho potuto farlo grazie alla pazienza di
colleghi molto più preparati di me che mi hanno insegnato che l’esperienza, in
questo lavoro, conta di più di ciò che hai studiato. Penso a Salvatore Ilardo, ora in pensione, che è stato il mio primo
vero tutor dal mio arrivo in Guffanti. Ma penso anche ad Alfredo Grisoni e
Mohamed Trabelsi. È a loro che oggi va il mio grazie più grande per avermi
mostrato la direzione giusta e aver contribuito a rendere tutto più semplice”.
Parole, quelle di Rodolfo, che confermano una
regola aurea in Guffanti, riportata da molti colleghi nelle tante
interviste che abbiamo raccolto fin qui: chi entra in Guffanti ha
sempre qualcuno accanto. Ecco perché, prima di salutarci, Rodolfo ci regala
l’ultima immagine della sua intervista. C’è di mezzo un colore, il rosso. Ma
anche la persona - ancora una - che l’ha reso riconoscibile in ogni angolo del
mondo.
“Diceva
Enzo Ferrari che non puoi descrivere la passione, la puoi solo vivere - ci
ha spiegato Rodolfo - Ecco: io penso che
non puoi davvero descrivere cos’è Guffanti fino in fondo, perché è tante cose
insieme. Guffanti la puoi solo vivere”. Guarda caso, tra infinite
possibilità, per la sua citazione Rodolfo ha scelto proprio una persona che con
le sliding doors, e col tempismo, ci ha costruito un mito. Se non è ironia del
destino questa…